L'indole delle donne
Marsilio Ficino, che di anima se ne intendeva, le collocava tra gli animali e l'uomo, non in senso generale astratto, ma in senso macista concreto. Per quanto io ricordi della sua filosofia, egli riteneva l'anima partecipare, sebbene in grado diverso, a tutti e tre gli ordini che governano le cose: la provvidenza, ch'è l'ordine del mondo spirituale; il fato, ch'è l'ordine del mondo animale; e la natura, ch'è l'ordine dei corpi materiali.
L'uomo è collocato a mezza strada tra il mondo animale e la trascendenza e, quando il nostro filosofo si trova a posizionare la donna, in questa sorta di gradino speculativo, non volendola lasciare sola soletta nel mondo animale, la colloca a metà strada tra esso e l'uomo. Come per dire stai migliorando ma vienimi dietro.
Perché dico questo? Perché a questo ho pensato dopo le ultime vicende elettorali - con coda contrattual-partitica - riguardanti la nostra città. Pensare che ci dovevamo affacciare all'alba del terzo millennio con un consiglio comunale in cui non doveva esservi neanche l'ombra di una donna ci poteva sembrare incredibile prima delle elezioni. Su trenta consiglieri trenta, vi sembra proprio che non ci potessero essere nemmeno tre donne, dico tre donne, della nostra città in grado di andare a rappresentare l'universo femminile? Tre donne sarebbero state soltanto il dieci per cento del totale dei membri presenti in consiglio. Una sola consigliera comunale sarebbe stata il 3,3 per cento, in rappresentanza di più del 50 per cento della nostra popolazione femminile. Ma neanche questo è stato possibile.
Si potrebbe pensare che le donne di Manfredonia siano completamente fuori dalla vita sociale e dalla storia politica della città. E invece no, proprio questo non si può pensare, né dire. Piaccia o non piaccia, senza l'intelligenza, la sensibilità, la costanza ed il disinteresse delle donne, non sarebbe stato possibile condurre avanti una battaglia lunga e coraggiosa, per interessi primari, né sarebbe stata possibile alcuna azione contro l'EniChem, sancita da una sentenza internazionale che dà pieno merito a quella lotta, condotta in gran parte al femminile. Ma questa è storia. La cronaca ci dice che, di fronte a nuove nubi che si addensano sulla nostra città, sono quasi solamente le donne che mantengono accesa la fiamma della coscienza civile ed ambientale, giacché sono ampiamente latitanti uomini politici ed istituzioni.
Mentre si sceglievano i candidati al consiglio comunale, so che la questione è stata posta in tutti i partiti. Servivano i loro voti e sicuramente non si possono accusare i partiti, questo no, di essere insensibili a simile corda. Ma le poche donne candidate sono state scelte tra le più ignote e, quindi, erano già votate alla sconfitta. In un partito, quando è stata affacciata l'ipotesi che poteva essere un punto d'orgoglio impegnarsi per far eleggere una donna in consiglio comunale, un candidato del sesso Findus, memore dell'insegnamento di Ficino, se n'è uscito con questa frase: "Ma perché obbligarle a far politica se questa non è nella loro indole..?".
Tuttavia, è inutile piangere sul latte versato? Quel ch'è stato è stato. Trenta consiglieri, nessuna donna. Questa è l'indole delle donne. Se non sanno procacciarsi voti non hanno l'indole per fare le consigliere. Del resto ormai da anni, si sa, la gente sceglie solo qualità. Così ho pensato, così hanno pensato in tanti. Sicuramente il numero degli assessori, portato a ben dieci unità, sarebbe servito anche per recuperare quegli errori o i ritardi che il voto aveva evidenziato. Ed invece, dieci assessori dieci, tutti mascolilli.
Allora, c'è qualcosa che non va! Ma come, nella nostra città abbiamo donne manager, abbiamo fior di dirigenti nei vari settori pubblici e privati, imprenditrici ben inserite nel territorio, donne medici, ingegneri, direttrici didattiche e docenti di alto profilo, non mi venite a dire che neanche una, una sola, lo so, lo so è difficilissimo superare la statura morale, la competenza, l'esperienza, l'intelligenza, la cultura dei dieci amministratori scelti dal primo cittadino per gestire il futuro della nostra città; ma una sola, non ce n'è una sola che potesse, così per fare un po' di tirocinio, di apprendistato, una sola che potesse abbandonare per qualche anno la propria indole ed affiancare queste persone di così alto spessore?
Non ci credo, anche se - debbo confessarlo - a ben pensarci non credo nemmeno che un tale inserimento avrebbe potuto conciliarsi con la politica. Lo hanno già ripetutamente dimostrato. Le donne non sono, purtroppo, capaci di rinunciare a quella sorta di concretezza tutta femminile che le obbliga a ragionare con le mani, laddove gli uomini, in politica, spesso usano le mani, ma guidati, per Diana!, dalle proprie ragioni; le donne non hanno un tempo assoluto - non per niente si parla di "tempo delle donne" - e considerano il loro tempo disponibile anche per altri impegni, non solo quelli politici: non saprebbero, per esempio, rinunciare all'ozio della lettura; si renderebbero disponibili anche per fuorvianti attività culturali; correrebbero dietro a questioni, come quelle ambientali, già considerate utopistiche dalla classe politica nostrana; si ostinerebbero a portare nell'attività pubblica quel senso del privato ed i loro sentimenti; insomma, quasi i partiti fossero dei club, non dedicherebbero tutto il loro tempo alla politica, ma avrebbero perfino ben più di un pensiero - questo è assurdo! - per la famiglia e la propria casa.
Ebbene sì, hanno proprio ragione loro. Anch'io ora mi vesto da uomo, per dargli finalmente ragione. Che brutta indole, l'indole delle donne.